Tappa 07 - da Carbonia a Portoscuso
- PartenzaCarbonia
- ArrivoPortoscuso
- Lunghezza41,1 km
- Difficoltà in biciFacile
- Dislivello in salita544 m
TAPPA 07 – DA CARBONIA A PORTOSCUSO
DATI TECNICI
Lunghezza Tappa: 36,8 km
Lunghezza Tappa compresi i vai e vieni 43 Km
Guadagno/Perdita in elevazione: + 544 m / - 629 m
Pendenza max: 10,0% / -10,4%
Pendio medio: +1,8% / -2,0%
Partenza CARBONIA h: 91m (slm)
Arrivo PORTOSCUSO h: 11 m (slm)
Punto più Alto: (Necropoli di Serra Maverru) h: 159 m (slm)
Punto più Basso: (presso bacino fanghi rossi zona industriale di Portovesme): h: 0 m (slm).
VAI E VIENI CAPO ALTANO
Lunghezza vai e vieni: 7,26 Km
Punto inizio/fine (Piazza antistante ingresso Vecchia Tonnara Su Pranu): h: 10 m (slm)
Punto più alto (Punto panoramico Capo Altano): h: 53 m (slm).
DESCRIZIONE TAPPA:
Dalla Posada di Carbonia, la tappa inizia percorrendo via Costituente fino alla rotonda nei pressi del campo sportivo e prendendo Via della Stazione che si trova sulla prima a destra.
Nei pressi della rotonda poco fuori il percorso è possibile arrivare alla Stazione di Carbonia che è collegata direttamente con Cagliari.
La stazione ferroviaria di Carbonia, come quella di Iglesias e Villamassargia, sono connesse sia al Porto di Cagliari che all'aeroporto di Elmas, pertanto nulla vieta iniziare il proprio Cammino in bicicletta da questi snodi, rispettando il percorso ad anello e ritornando quindi al punto di partenza che si è scelto.
Sul percorso, si procede in Via della Stazione superando la zona commerciale di Carbonia e proseguendo verso Nord dove alla fine di Via Dalmazia si gira a sinistra e subito dopo, superata la stazione di servizio si svolta a destra per proseguire a Ovest verso l’incrocio con la SS 126.
All’incrocio, svoltando a destra, si percorre un pezzo della Statale in direzione Nord Nord-Ovest fino a raggiungere la rotonda all’inizio della frazione di Flumentepido.
Fatta la rotonda ed entrati a Flumentepido prendendo Via delle Querce, si arriva presso la chiesetta della Madonna di Flumentepido e proseguendo sulla strada si arriva in prossimità del Depuratore.
Poco prima del Depuratore si gira a destra imboccando la sterrata che costeggia il Rio Flumentepido e si prosegue fino ad arrivare all’incrocio con la SS 126.
Qui, data la pericolosità dell’attraversamento della statale, si consiglia di valutare il passaggio sugli argini del fiume che in questo punto sono cementati e permettono il passaggio sotto la SS 126. Tale passaggio si può fare scendendo dalla bici e solo nel caso in cui il Rio non sia in piena. Qualora invece si ritenesse di attraversare la Statale, si consiglia molta cautela.
Superato questo delicato passaggio, si prosegue su sterrata seguendo il corso del Rio Flumentepido, superando il bivio per Medau Desogus e arrivando fino alla rampa che ci porta alla quota dell’ex tratto ferroviario, in prossimità del vecchio ponte in ferro, che permetteva ai convogli di superare il Rio.
Fatto un breve tratto sul percorso dell’ex ferrovia al primo bivio si prende la sterrata in destra e si procede dritti alla volta del piccolo borgo di Acqua Callentis.
Superato l’abitato si prosegue su asfalto nello stradello che ci porta a superare la chiesetta campestre di Nostra Signora dell’Ausilio, il bivio per il borgo di Caput Acqua e proseguire verso Nord fino a Medau Brau e oltre, superando il piccolo agglomerato di Terra Segada.
Superato quest’ultimo insediamento, dopo circa 500 m, si incrocia la strada che volgendo verso Sud-Ovest, arriva agli edifici dell’ex Miniera di Cortoghiana.
La Miniera di Cortoghiana nasce nel 1889, a seguito della scoperta di un importante giacimento di carbone fossile in loco. Data in concessione alla Ditta Birocchi Filippo con D.R. 31/07/1892, dopo diversi passaggi nel 1934 diventò proprietà della Società Mineraria Carbonifera Sarda, fino alla completa dismissione alla fine degli anni 60, e alla cessione a privati nel 1973.
Il giacimento fu coltivato solo in parte data la presenza di falde acquifere e per gli elevati costi di estrazione e trasporto.
Superati gli edifici industriali abbandonati e arrivati alla stele commemorativa dell’incidente che coinvolse diversi minatori, si svolta a sinistra e si arriva al semaforo sulla SS 126, in corrispondenza dell’ingresso a Cortoghiana paese progettato nel 1939 nei pressi dell'omonima miniera e inaugurato il 15 maggio 1942, alla presenza del capo del regime fascista Benito Mussolini.
Attraversato l’incrocio con la Statale, si entra nel paese dove spicca l'organizzazione urbanistica dell'abitato, di stampo razionalista, percorrendo Viale Amedeo di Savoia e arrivando presso Via Irma Bandiera dove spicca la vasta piazza Venezia, tipico esempio di architettura del Ventennio.
Alla fine della piazza, girando a destra per Via M. Grambassi, si arriva alla periferia occidentale del paese e qui è possibile, svoltando a sinistra percorre la Variante, oppure restare sulla tappa che svolta a destra prendendo Viale Amedeo di Savoia.
La miniera di Nuraxi Figus è l’ultimo sito carbonifero attivo d'Italia e di recente è stata oggetto di riconversione per la produzione di energia verde e ricerca.
Interrotta la produzione di carbone la conversione è legata al progetto Aria, che mira a produrre gas rari (ossigeno 18 e argon 40 e isotopi stabili).
Il progetto Aria prevede la costruzione di una torre criogenica per la produzione di isotopi stabili di altissima purezza. L’impianto sarà il primo di questo tipo in Europa e il primo al mondo realizzato con la tecnologia innovativa. Attualmente la Carbosulcis S.p.A. sta lavorando al fine di adeguare l’infrastruttura mineraria per l’installazione dell’impianto nel pozzo Seruci 1.
Rimanendo a Cortoghiana e arrivando fino all’ingresso della Pineta, si inizia un percorso su sterrata tra gli alberi e le numerose testimonianze archeologiche di questo sito.
La sterrata infatti procede verso Nord salendo per 2,2 Km da quota 97 m (slm) a quota 159 m (slm) con una pendenza moderata del 2,8%, arrivando presso la Necropoli a Domus de Janas di Serra Maverru.
La necropoli, è composta da una decina di domus de janas di varia struttura e tipologia (monocellulari o a pianta circolare con vari loculi), risalenti al neolitico recente (cultura di Ozieri), scavate nella trachite.
Le tombe furono riutilizzate fino all'età del bronzo antico, dati i ritrovamenti di alcune ceramiche e di un cranio umano trapanato.
Nei pressi della necropoli, verso Nuraxi Figus sono ancora visibili i resti di un villaggio e di numerose strutture tra nuraghe, pozzi sacri, circoli megalitici e Tombe dei Giganti che rivelano la presenza di un insediamento nuragico, ben strutturato nel territorio.
Superato questo sito, si inizia a scendere alla volta di Nuraxi Figus e lungo il percorso e nelle vicinanze di esso, sono numerose le emergenze archeologiche che si possono vedere, dal Circolo Megalitico di Murru Moi al Nuraghe di Nuraxi Figus alla Tomba dei Giganti di Su Narboni di Ciccunieddu al nuraghe Arenas, fino ad arrivare preso la periferia orientale di Nuraxi Figus dove si incontra il Pozzo Sacro di Is Arenas.
Arrivati nel paese si svolta a destra per procedere su Via Roma e si raggiungono il Museo etnografico (visitabile previo prenotazione) e la Parrocchia di sant’Isidoro Agricoltore.
Proseguendo su via Roma, dopo circa 250 m (slm) si trova l’incrocio con Via Sandro Pertini, che si prende svoltando a sinistra e alla seconda svolta a sinistra si imbocca la strada che passa fiancheggiando la zona della Miniera di Nuraxi Figus e successivamente attraversa il parco eolico di Portoscuso, fino ad incrociare la SP 02 in prossimità dell’area industriale di Portovesme.
Tra il 1969 e il 1972 per iniziativa pubblica venne realizzato il polo industriale di Portovesme che, nel suo complesso, integrava tutte le lavorazioni dell’alluminio, tramite tre società l'Eurallumina per la lavorazione della bauxite, l'Alsar per la produzione di alluminio primario e la Sardal e la Comsal per le successive lavorazioni.
Inoltre la società pubblica EGAM, oltre a rilevare la gestione delle poche miniere rimaste aperte, realizzò nei primi anni settanta gli impianti per la lavorazione del piombo e dello zinco, poi radicalmente rinnovati dall'Eni negli anni ottanta.
Oltre a queste società, l’Enel installò in questo sito una centrale termoelettrica, alimentata anche con il carbone estratto dalle miniere, la cui produzione di energia era pari al 45% di quella prodotta in tutta la Sardegna. Si stima che gli impianti di Portovesme e San Gavino dessero lavoro, complessivamente, a circa 3.600 persone.
il venir meno di questa realtà produttiva e la progressiva chiusura di tutto il comparto minerario, ha causato ai giorni nostri la profonda crisi occupazionale di tutto il Sulcis Iglesiente.
Attraversata la provinciale ed entrati nella zona industriale si gira a sinistra verso la Frazione di Paringianu e poco prima di arrivare nell’abitato si svolta a destra per prendere la sterrata che si accosta al bacino dei fanghi.
Presa questa sterrata, si va prima in direzione di Sa Punta De S’Aliga e poi si segue il litorale per rientrare nella zona industriale fino al porto industriale e marittimo dove attraccano i traghetti per Carloforte.
Usciti dal Porto e presa la sterrata sabbiosa che volge verso Portoscuso, si supera il Parco Cidano e si arriva all’ingresso del lungomare che si segue superando il porto turistico e prendendo poi via Marco Polo che ci permette di raggiungere la piazza antistante la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria d’Itria e l’ingresso alla Tonnara Su Pranu.
La tonnara “Su Pranu” risalente al XVI secolo, dichiarata bene culturale dal Ministero della Cultura, costituisce la testimonianza più importante dell’antico sistema di strutture per la pesca fissa del Tonno della Sardegna e rappresenta un magnifico esempio di architettura seicentesca di influsso aragonese.
Essa è rappresentativa della storia di Portoscuso, poiché a causa della presenza di tale attività ed intorno ad essa si è sviluppato il centro abitato.
Il complesso si estende per oltre 1 ettaro e comprende una residenza padronale recentemente ristrutturata, gli alloggi dei pescatori, il magazzini per le attrezzature e per la lavorazione del pescato, una chiesa e un imponente arsenale per le imbarcazioni, tutti disposti senza soluzione di continuità attorno al grande cortile aperto sul mare.
In questo punto la Tappa finisce, tuttavia volendo da qui è possibile fare il vai e vieni che arriva a Capo Altano, estremo costiero di particolare pregio, da cui è possibile godere di una mirabile vista che spazia dall’isola di San Pietro al Pan di Zucchero.
VAI E VIENI CAPO ALTANO
Dall’ingresso alla Tonnara si procede a Nord sulla pittoresca Via Torre e si arriva alla Torre di Portoscuso, di origine Spagnola che era una delle "torri gagliarde" (difesa pesante, cannoni e spingarde) della Sardegna.
Ripreso il percorso si prende prima via Gramsci e poi si gira a sinistra per via Don Mignioni arrivando ad imboccare sulla destra Via Deledda e fiancheggiare la pineta fino alla zona residenziale del Villaggio del Sole.
Da qui si imbocca la comoda pista ciclabile che ci porta fino alla zona panoramica di Capo Altano a picco sul mare e dopo aver visitato le fortificazioni e ammirato il bel panorama costiero si riprende la strada fatta per tornare alla piazzetta antistante la Tonnara e finire la Tappa.