Cammino Minerario Di Santa Barbara

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Tappa 03 - da Guspini a Domusnovas

  • PartenzaGuspini
  • ArrivoDomusnovas
  • Lunghezza89,6 km
  • Difficoltà in biciMedia
  • Dislivello in salita1836 m

TAPPA 03 – DA GUSPINI A DOMUSNOVAS

DATI TECNICI

Lunghezza Tappa: 75,1 km

Guadagno/Perdita in elevazione: + 1448 m / - 1425 m

Pendenza max: 32,7% / -37,8%

Pendio medio: +3,3% / -3,0%

Partenza GUSPINI h: 130 m (slm)

Arrivo DOMUSNOVAS h: 148 m (slm)

Punto più Alto: (subito dopo passaggio Riu Cea – Domusnovas) h: 326 m (slm) o su VAI e VIENI per Perd’e Pibera h: 449 m (slm)

Punto più Basso: (uscita centro urbano di Vallermosa): h: 49,4 m (slm).

Lunghezza Tappa compresi i VAI e vieni 87,3 Km

 

VAI E VIENI PERD’E PIBERA

Lunghezza: 9,0 Km

Punto inizio/fine (inizio salita per Perd’e Pibera loc. Costa Perdu Cau): h: 214 m (slm)

Punto più alto (ex-villaggio minerario di Perd’e Pibera poco dopo lo stabile del direttore): h: 449 m (slm).

 

VAI E VIENI SAN SISINNIO

Lunghezza: 4,8 Km

Punto Iniziale (Strada comunale Paurras) h: 181 m (slm)

Punto Finale (Strada comunale Bangiu) h 179m (slm)

Punto più alto (San Sisinnio) h: 230 m (slm)

DESCRIZIONE TAPPA:

Partendo dalla chiesa di San Nicola di Mira a Guspini e passando nei pressi del sito geologico dei Basalti Colonnari, si procede tagliando il centro urbano imboccando la salita di Via Carbonia per arrivare alla zona di Sa Tella, dove poco distante dal percorso si trova l’omonima fonte nella zona presso il Tennis Club.

Si prende poi lo stradello inizialmente asfaltato che dopo poco diventa sterrato procedendo prima verso sud, poi verso sud-ovest, sale progressivamente da 194 m (slm) (agriturismo Sa Tella) a 322 m (slm) con una pendenza media del 6% in Loc. Conca Su Bentu, da cui inizia la discesa verso Arbus.

Superato il primo pezzo della discesa, non troppo comodo e leggermente dissestato (potrebbe essere il caso per i meno esperti di scendere dalla bici e percorrere questo breve tratto a piedi), si arriva alla periferia meridionale del centro abitato di Arbus e dopo aver superato la pineta, si sale e si arriva nella zona centrale dove è possibile visitare la chiesa di San Sebastiano, il vicino Museo archeologico del Mare e il Museo del Coltello per poi iniziare a scendere e passare presso la Chiesa della B.V. Maria Regina.

Dalla chiesa si procede verso sud e, usciti dall’urbano, si arriva al bivio con la zona industriale dove si gira a sinistra per arrivare alla strada interpoderale che si imbocca svoltando a sinistra alla fine della strada della zona industriale la che scende verso valle.

Questo stradello, solo in parte asfaltato, arriva nei pressi della Tomba dei Giganti di San Cosimo dove poco dopo si innestala variante per superare il Rio Terramaistus, consigliata solo in caso di inagibilità del successivo guado.

La Tomba dei Giganti di San Cosimo è una delle maggiori costruzioni megalitiche dell’Isola, ha restituito un manufatto che potrebbe essere la più antica importazione micenea rinvenuta in un sito archeologico sardo. L’area ospita un vero e proprio parco archeologico, in cui trovano posto anche un’altra sepoltura dello stesso tipo, più piccola, e due nuraghi. Nota anche come sa grutta de santu Giuanni, realizzata in granito e con misure imponenti (è lunga trenta metri e la sua esedra è larga 26) la sepoltura fu considerata da Giovanni Lilliu la più grande tomba di Giganti fino ad allora conosciuta.

Se il Rio è in magra  è possibile proseguire sulla tappa imboccando la sterrata che gira a sud per poi fare il guado, altrimenti è necessario proseguire dritti, e immettersi sulla SP 04 per fare poco più di 1 Km e, svoltando a sinistra, riprendere il percorso su sterrato.

Proseguendo sulle strade interpoderali si arriva all’abitato di Gonnosfanadiga dove dopo aver visitato la Chiesa di Santa Barbara e passati con una deviazione a visitare la suggestiva chiesetta campestre di Santa Severa è possibile proseguire sulla tappa oppure intraprendere il vai e vieni che porta al Parco di Perd’e Pibera e alla vecchia Miniera restaurata.

 

VAI E VIENI PERD’E PIBERA

Poco fuori del centro abitato di Gonnosfanadiga presso la periferia meridionale, inizia la salita alla volta del Parco di Perd’e Pibera che comprende gli edifici restaurati della vecchia miniera.

Con una salita di circa 4,5 Km con una pendenza media del 5,4%, si raggiunge la casa del direttore della ex-miniera di Perd’e Pibera, parte terminale del piccolo borgo minerario, immerso tra i fitti boschi del Parco.

La Miniera di Perd’e Pibera (detta anche Riu Planu is Castangias) a Gonnosfanadiga, è nota per l’estrazione di un raro minerale, la Molibdenite (MoS2), un bisolfuro di Molibdeno. Questo minerale richiestissimo dalle industrie siderurgiche europee sin dal 1790, è utilizzato nelle leghe metalliche e nell’indurimento degli acciai resistenti alle alte temperature, nonché per la produzione di elettrodi e catalizzatori; reso in polvere impalpabile si trasformava in un importantissimo lubrificante. Oggi il compendio è diventato il parco più vasto del Medio Campidano.

Tra i vari edifici riqualificati nei primi anni 90’ c’è anche quello della chiesetta di Santa Barbara e della Laveria. Attualmente il complesso risulta comunque disabitato e senza particolari attività.

Finito il giro nel piccolo ma significativo sistema minerario si scende verso il paese e si riprende la tappa da dove si era lasciata.

La tappa prosegue sulle strade nella periferia sud orientale di Gonnosfanadiga, in parte sterrate, fino ad arrivare all’incrocio con la SS 196 e percorre un piccolo tratto di circa 2 Km sulla statale per poi rientrare nelle strade interpoderali della zona.

Dato lo stato di queste strade intercomunali, dopo il primo passaggio sulla statale è stato opportuno ripetere questo passaggio per poi imboccare una sterrata continua che essendo in ottime condizioni di percorribilità permette di proseguire lasciando la SS 196.

La strada interpoderale presa inizia a salire alla volta del suggestivo sito, immerso nel verde, delle cascate e della fonte di Sa Spendula e dopo poco entra nella periferia settentrionale di Villacidro arrivando inizialmente al punto panoramico della Croce Seddanus.

Dal punto panoramico inizia la discesa tra le vie del paese, arrivando alla Chiesa di Santa Barbara e passando presso il particolare lavatoio pubblico in stile Liberty.

La struttura del famoso Lavatoio di Villacidro inaugurato nel 1893, si presenta come una grande tettoia di stile Liberty sorretta da sei colonne di ghisa adorne di ghirigori e di pigne, una decina di vasche con rubinetti e tubi di scarico e il serbatoio simile a quello degli abbeveratoi. In passato le massaie per lavare i panni non erano più costrette a recarsi al fiume ma potevano usufruire di questo spazio pubblico, coperto e riparato, che divenne luogo di ritrovo e aggregazione sociale.

Proseguendo verso sud e presa la Via G. Garibaldi anche oltre l’abitato, superata la piccola Piazza Launeddas dopo la curva si arriva ad un bivio, che preso in sinistra ci fa proseguire sulla tappa, preso in destra invece ci immette sulla Variante che ci porta a Montimannu.

Ripreso l’asfalto si procede verso est fino ad incrociare e prendere sulla destra la SS 196, che si segue per  3,9 Km, fino ad incrociare sulla destra una sterrata che ci permette di prendere una lunga e comoda sterrata che proseguendo a Sud-Ovest ci immette in agro di Vallermosa.

Entrando dalla periferia settentrionale di Vallermosa, il percorso procede dentro il paese e arriva alla Chiesa di San Lucifero e alla piazzetta antistante. Da qui, svoltando a sinistra, si prende, per un piccolo tratto, la SS 293 e, sorpassato il ponte sul Rio Cannas sul primo bivio, si svolta a sinistra per prendere la SP 89 che si segue fino ad arrivare alla periferia orientale di Domusnovas.

Seguendo la provinciale, nei pressi di Domusnovas, si arriva alla rotonda d'ingresso al paese, qui la tappa invece che entrare nell’abitato procede dritta e in salita per circa 5 Km con una pendenza media del 3,2% in direzione nord, arrivando presso un’area parcheggio per escursionisti.

Dall’area parcheggio si cambia direzione, svoltando subito a destra e procedendo sulla sterrata in direzione sud e arrivando all’imbocco settentrionale delle Grotte di San Giovanni, uno dei Tunnel naturali carrabili più lunghi d’Europa, e dopo aver pagato l’ingresso ed eventualmente la visita guidata che approfondisce anche i numerosi aspetti legati all’archeologia di questo sito, si percorrono i circa 850 m (slm) sotto la montagna ammirando le concrezioni carsiche presenti.

La grotta è stata l'unica in Italia ad essere attraversata da una strada carrabile, lunga 850 metri è la più lunga tra le sette grotte naturali al mondo ed è stata riconosciuta monumento naturale, istituito ai sensi della L.R. n. 31/1989 con determinazione D.G. n. 2777/1999 dell'Assessorato alla Difesa dell'Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna. A partire dal Giugno 2020 diventa la prima grotta al mondo interamente allacciata ad una connessione internet e coperta dal segnale Wi-Fi.

La genesi della grotta è un esempio del fenomeno carsico specifico dovuto allo scorrere di un fiume sotterraneo che nel tempo provocò il cedimento di una massa calcarea rocciosa creando questa grande cavità. Oltre al ramo principale la grotta si sviluppa su altri due livelli, (accessibili solo agli esperti), rendendo la grotta lunga 2000 metri. Usata come rifugio, in antichità, mostra ancora i resti delle possenti mura preistoriche, che avevano lo scopo di fortificare gli ingressi nord e sud.

Oggi la strada e l'impianto di illuminazione rinnovato, rendono la grotta interamente percorribile a piedi e in bicicletta.

All’uscita dalle Grotte è possibile rifocillarsi al chiosco presente, per poi proseguire lasciando subito la strada principale e passando il piccolo ponticello che si trova sulla destra della strada, da cui inizia la strada che sale alla piccola chiesa campestre di San Giovanni poco distante.

Dallo spiazzo antistante la chiesetta, si prende la strada che scende verso il paese passando nei pressi dell'area archeologica di Sa Dom’e S’Orcu, visitabile previo prenotazione, dominata dal grande nuraghe polilobato.

Il Nuraghe di Sa Domu’e s’Orcu è un nuraghe complesso che si caratterizza per l’elevato numero di torri, ben nove, compreso il mastio. Formato da una torre centrale circondata da un bastione trilobato, che racchiude il cortile, attorno al quale a sua volta corre un antemurale con altre cinque torri. Per erigere il monumento è stata usata la pietra calcarea proveniente dal massiccio del Marganai.

Da qui, proseguendo la discesa in direzione Sud, si arriva alla periferia occidentale di Domusnovas e  imboccata Via Cagliari si entra in paese dove, arrivando all’antica chiesa di Santa Barbara, si conclude la tappa.

La chiesa di Santa Barbara di Domusnovas fu edificata intorno alla fine del XIII secolo, centro dell'antico nucleo del villaggio fortificato di Domusnovas, facente parte del sistema difensivo creato dai Pisani, con funzione protettrice di Villa di Chiesa (oggi Iglesias) e del bacino minerario dell'Iglesiente, risulta una delle più antiche chiese votate alla Santa protettrice dei minatori dell’Isola.

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