Tappa 09 - Variante (verso Sa Macchina Beccia)
- Débutpo
- ArrivéeIglesias
- Longueur totale42,2 km
- Difficulté par cycleDifficile
- Grimper1000 m
TAPPA 09 – DA PORTOSCUSO A IGLESIAS
DATI TECNICI
Lunghezza Tappa: 34,8 km.
Guadagno/Perdita in elevazione: + 821 m / - 641 m.
Pendenza max: 28,0% / -26,2%.
Pendio medio: +3,2% / -3,1%.
Partenza PORTOSCUSO h: 11 m (slm).
Arrivo IGLESIAS h: 189 m (slm).
Punto più Alto: (Iglesias - Via Fratelli Cairoli) h: 196 m (slm).
Punto più Basso: (Portoscuso - Piazza antistante ingresso Vecchia Tonnara Su Pranu): h: 10 m (slm).
VARIANTE 2 – Monte Onixeddu – Sa Macchina Beccia (Castello di San Giorgio) – Villaggio Asproni
Lunghezza Variante: 15,6 Km
Lunghezza Tappa con Variante: 41,5 Km
Guadagno/Perdita in elevazione: + 1000 m / - 821 m.
Pendenza max: 19,0% / -19,2%.
Pendio medio: +3,4% / -3,8%.
Innesto Variante (Via S. Andrea abitato di Gonnesa) al Km 21,7 della Tappa
Uscita Variante (Piazzale superiore Miniera di San Giovanni) al Km 28,1 della Tappa
Punto più alto (Strada Loc. Miniera di San Giovanni, dopo Villaggio Asproni) h: 318 m (slm).
DESCRIZIONE TAPPA:
Rientrati da Carloforte e sbarcati a Portovesme si ritorna alla Piazza antistante la Tonnara Su Pranu e da qui iniziamo l’ultima tappa del Cammino.
Il percorso procede ripercorrendo per la prima parte il tratto del vai e vieni per Capo Altano (vedi Tappa 7), imboccando Via Grazia Deledda e uscendo da Portoscuso. Successivamente, girando a destra, si prende Viale delle Regioni e, superata la pineta, si arriva ad un crocevia dove si gira a sinistra imboccando Viale Sardegna. Su questa via, alla prima traversa si svolta a sinistra, si percorre Via Valle D’Aosta e si procede in direzione Nord-Est su Via Santa Barbara.
Dopo circa 700 m su Via Santa Barbara si trova l’edicola di San Francesco, dove si può effettuare una piccola sosta, per poi prendere la strada interpoderale denominata Strada Romana.
Dalla partenza della tappa fino alla curva a gomito che si effettua seguendo lo sviluppo di questa strada interpoderale, il percorso mostra una pendenza pressoché costante del 2,3% circa, partendo da quota 9 m (slm) - Tonnara di Su Pranu - e arrivando alla curva sulla strada interpoderale Strada Romana a quota 95 m.
Dopo la curva a gomito e scendendo verso Ovest, si entra nella pineta e attraversando l’area oggetto di rimboschimento si prende infine la provinciale e si svolta a sinistra per procedere verso Nord.
Percorsi sulla provinciale 750 m circa, la Tappa prosegue girando a destra su una strada industriale che dopo poco diventa sterrata mentre rimanendo sulla provinciale si procede sul percorso della prima Variante di questo tracciato, che propone di proseguire sulla SP 108, piuttosto che addentrarsi e procedere verso la Loc. Ghilotta.
Presa la strada industriale che sale per circa 1,5 Km con una pendenza del 4,3% e seguendo poi la stessa che scende verso la Necropoli Ghillotta, sulla sinistra del percorso è possibile scorgere la Miniera di Seruci (ancora parzialmente attiva data la sua recente conversione sperimentale - vedi Tappa 7 - Carbosulcis ). Proseguendo su questa sterrata si giunge nei pressi del nuraghe Ghillotta dove poco dopo si trova l’incrocio con la SP 82 che si prende svoltando a sinistra. Dopo poco più di 1,5 Km sulla provinciale, si arriva ad un crocevia dove girando a sinistra si prende la strada che porta all’ingresso della Miniera di Seruci.
Arrivati in prossimità dei cancelli del sito minerario si svolta a destra su una strada sterrata e, seguendo lo sviluppo di questa, si giunge all’ingresso del sito Archeologico di Nuraghe Seruci e del Villaggio nuragico dove previa prenotazione è possibile fare un’interessante visita guidata.
Il complesso di Seruci costituito da un nuraghe complesso antemurale, un esteso villaggio di capanne e una tomba dei Giganti si estende per ben sei ettari. Il nuraghe complesso, penta o esalobato, originario del Bronzo recente (fine XIV secolo a.C.) rimase attivo sino al X a.C., nel Bronzo finale. Il mastio (torre centrale) a cupola aggettante era composto in origine da tre celle sovrapposte con un diametro di base di circa 60 metri elevandosi per circa 15 metri di altezza, circondato da un antemurale a cinque (o sei) torri, alcune in buono stato di conservazione.
Attorno al nuraghe si sviluppa uno dei più vasti villaggi nuragici della Sardegna, con circa un centinaio di capanne raggruppate in zone abitative divise e da vie interne al villaggio. Le capanne hanno forma circolare e in alcune di esse si nota l'utilizzo di soluzioni architettoniche che raramente si riscontrano in altri villaggi nuragici come ad esempio l'utilizzo di muri divisori con l'aggiunta di altri ambienti. All'interno del villaggio, nelle vicinanze del nuraghe, si trova una capanna dalle vaste dimensioni (denominata Capanna del Capo) che probabilmente doveva avere la funzione di riunire la comunità o una parte di essa.
Finita la visita si scende sulla strada acciottolata e poi asfaltata che incrocia la SP 108 e si prosegue su quest’ultima, svoltando a sinistra.
Si prosegue sulla provinciale fino ad incontrare l’incrocio che, girando a destra, ci porta sulla SS 126 in direzione Bacu Abis.
Passando sulla Statale dopo poco è possibile vedere sulla destra i ruderi della Chiesa Campestre di San Rocco (protettore dei pellegrini) e proseguendo si arriva alla rotonda che ci permette di cambiare direzione e prendere la strada che ci porta a Bacu Abis, passando prima presso il sito di Pozzo Castoldi.
Pozzo Castoldi realizzato nel 1929 fu attivo dal 1931 al 1941, la struttura era corredata da un castello, la cabina dell’argano e le gallerie. Rivestito in muratura, grazie alle sue dimensioni (m 3,50 x 1,50) permetteva il transito di due gabbie. Il castello, a traliccio in ferro, misurava 22 metri. L'attività estrattiva interrotta nel 1941 per l'esaurimento del filone fece sì che il pozzo venisse riqualificato come galleria di collegamento con la miniera di Cortigiana. La sua dismissione totale risale alla seconda metà degli anni '50 dello scorso secolo. Ad oggi l’unico elemento di archeologia industriale che è stato oggetto di restauro è l’argano di estrazione, azionato da un motore elettrico protetto dalle intemperie da una costruzione chiamata “la casa dell’argano”. Oltre all’argano, presso il piazzale antistante il pozzo sono esposte a cielo aperto delle centine e alcuni vagoncini per il trasporto del carbone.
Entrati a Bacu Abis si percorrono le principali vie dell’abitato per arrivare presso la piazza antistante la Chiesa di Santa Barbara da dove ogni anno parte la processione dedicata alla Santa.
Dalla piazza della chiesa si prende Vicolo Pietro Micca e finite le abitazioni si svolta a sinistra per scendere e prendere la sterrata che ricalca il tracciato della ferrovia e prosegue in direzione Nord per arrivare a Gonnesa.
La sterrata dopo poco finisce incrociando Corso Giacomo Matteotti che si percorre svoltando a sinistra e proseguendo verso l’abitato di Gonnesa all’altezza di Via della Repubblica.
Percorrendo questa via nei pressi del centro di Gonnesa, dopo circa 100 m si incrocia Via S. Andrea dove si innesta il tratto in Variante per Monte Onixeddu e Sa Macchina Beccia, comune sia alla Variante 2 che alla Variante 4.
VARIANTE 2 – MONTE ONIXEDDU – SA MACCHINA BECCIA (Castello di San Giorgio) – VILLAGGIO ASPRONI
Presa Via Sant’Andrea, svoltando a destra su Via della Repubblica che segue la Tappa, e proseguendo oltre l’abitato sul suo prolungamento, si incrocia la strada interpoderale di Loc. Si Basca e si segue questa in direzione Sud – Est.
Dopo poco la strada interpoderale che inizia a salire, diventa sterrata e all’inizio di alcuni tornati sono visibili i ruderi degli edifici industriali della Miniera di Monte Onixeddu.
Questa antica miniera di galena argentifera risale al 1854 e fu inizialmente diretta da vari ingegneri illustri Eyquem, Asproni e Prospero Christin. Successivamente passò a diverse società anche straniere e nel 1899 la concessione passò alla Società Mineraria Lombarda che estese la coltivazione anche ai minerali di Zinco. Nel 1933 con il passaggio alla Società Pertusola, i lavori subirono un notevole impulso anche grazie al fatto che in questo periodo fu costruita la laveria aumentando notevolmente la produzione di minerale. Nel 1969 la miniera passò alla Piombo Zincifera Sarda, e come gran parte delle miniere sarde il successivo passaggio alla SAMIM ne decretò la fine.
Proseguendo in salita su questa sterrata dopo circa 4,1 Km si trova un bivio e girando a sinistra si arriva presso una fattoria superata la quale, si giunge presso la maestosa struttura di Sa Macchina Beccia, conosciuta anche come il “Castello di San Giorgio”.
Questo particolare edificio, unico nel suo genere, è stato costruito nel 1870, come pozzo di miniera noto con il nome di pozzo Santa Barbara. Il suo appellativo in sardo “Sa Macchina Beccia” (La macchina vecchia) si deve al fatto che al suo interno era presente una grossa macchina a vapore che serviva a sollevare il minerale estratto (soprattutto galena argentifera). Nel 1940, dato che la miniera non era più considerata produttiva il pozzo fu abbandonato.
Da questo particolare sito le due varianti (2 e 4), prendono strade diverse.
La variante 2 prosegue sulle strade presenti sull’altipiano, per raggiungere le rovine del Villaggio Minerario Asproni (recentemente acquisito da privati e in corso di riqualificazione a scopo espositivo) e poi scendere verso la Miniera di San Giovanni, percorrendo una ripida e non troppo semplice discesa in sterrata, che presenta una pendenza media del 15 % (consigliata quindi a ciclisti esperti).
Arrivati alla Miniera di San Giovanni, la variante si ricongiunge alla tappa.
Il Villaggio Asproni fu fondato nel periodo d’oro della miniera di Seddas Moddizzis, ed era abitato dalla famiglia Asproni e dai dipendenti della miniera. Il villaggio è costituito da alcune case, uno spaccio, la chiesa di San Giorgio, gli uffici della Direzione, la villa dell’ingegnere, la scuola e altri piccoli edifici.
Fu abbandonato dalla prima metà del ‘900, quando iniziò la crisi della miniera, ed è rimasto per lungo tempo in stato di abbandono, e usato prevalentemente come ricovero per animali. Di recente, come precedentemente detto, il villaggio è stato acquistato da privati con l’intento di riqualificarlo e musealizzarlo. In quanto luogo fantasma, il Villaggio, secondo alcuni racconti popolari è frequentato dallo spettro del Cavalier Toro, personaggio importante di Gonnesa nei primi del Novecento.
Rimanendo sulla Tappa e non svoltando sulla Via Sant’Andrea (Gonnesa) per proseguire verso i ruderi della Miniera di Monte Onixeddu, si prosegue su Via della Repubblica e si gira a sinistra per prendere Via Gramsci e passare nei pressi della Chiesa Parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo. Si scende, poi, verso l’edificio diroccato della vecchia stazione per poi andare verso la zona del cimitero e del campo sportivo di Gonnesa.
Arrivati al campo sportivo, la Tappa prosegue sul percorso che ricalca il tracciato della vecchia ferrovia, recentemente riqualificata come percorso ciclo pedonale del Cammino dalla Fondazione CMSB.
Il percorso che porta fino a Bindua (Frazione di Iglesias) è stato oggetto di varie lavorazioni che hanno riguardato la sistemazione del fondo, reso ora adatto al transito di persone e bike, la segnaletica, sia direzionale che informativa e la messa in sicurezza.
In particolare per la messa in sicurezza sono state realizzate delle staccionate in legno a protezione del passaggio sui rilevati ferroviari, mentre sui manufatti murari a sbalzo, sono stati disposti dei parapetti in acciaio corten a protezione delle cadute dall’alto.
Infine va segnalato che alcuni manufatti ferroviari di pregio, come il ponte a quattro campate sul Rio San Giorgio e la Galleria Is Ollastus, sono stati messi in sicurezza e adeguati per il transito di bici e pellegrini, avendo munito il ponte di parapetti in acciaio corten e avendo messo in sicurezza la corona della galleria e attrezzando il suo interno con un sistema di illuminazione e videosorveglianza interamente alimentati con energie rinnovabili.
Arrivati a Bindua la Tappa prosegue percorrendo il sottopassaggio che bypassa l’attraversamento della SS 126 arrivando direttamente all’ingresso dell’ex complesso minerario della Miniera di San Giovanni.
Per chi volesse evitare il passaggio al complesso dell’ex-miniera di San Giovanni, da Bindua si può prendere direttamente la Statale e proseguire verso Iglesias facendo la Variante 3.
Rimanendo sulla Tappa, invece, si entra dentro il complesso Minerario di San Giovanni e, girando subito a sinistra, si inizia a salire verso i ruderi della grande Laveria meccanica Keller e proseguendo in salita si arriva al vasto spiazzo dove sulla sinistra è presente la reception per la visita alla Grotta di Santa Barbara (che si consiglia vivamente di visitare, previa prenotazione e controllo degli orari di ingresso).
La grotta di Santa Barbara infatti è una cavità naturale nel cuore della montagna che presenta la peculiarità di essere tappezzata con cristalli tabulari di barite bruno scuro che si apre tra lo strato roccioso di calcare ceroide e la dolomia gialla silicizzata, formazioni risalenti al Cambrico inferiore e pertanto molto antiche (circa 500 milioni di anni fa).
Questo particolare sito di Interesse, unico nel suo genere, è raggiungibile attraverso gallerie sotterranee rese fruibili per mezzo di un trenino che, dopo un percorso di 700 metri, conduce a un ascensore che sale lungo un pozzo, per spalancarsi dentro la cavità.
Dopo aver visitato la Grotta, si consiglia di scendere sulla strada fatta per raggiungere il piazzale e svoltare a sinistra per visitare il Villaggio Normann (ancora parzialmente Abitato) dove sono ancora intatte le case residenziali del complesso minerario e al centro del sistema abitativo si possono ammirare la facciata e i resti della Villa Stefani, la palazzina dell’allora direttore della miniera, e il parchetto tra i pini secolari che risulta antistante questa singolare abitazione.
Il Villaggio Normann ospitava i dipendenti della vicina miniera di San Giovanni, un’antica miniera già conosciuta addirittura in epoca romana, dove dal 1867 in poi si iniziò a scavare una vena argentifera. La miniera rimase in attività, fino agli anni ’80 del Novecento, quando venne definitivamente abbandonata. A Normann oggi abitano una settantina di persone dove tra case riqualificate e abitate si trovano ruderi di abitazioni ormai abbandonate che ricordano il passato minerario. Come già menzionato gli edifici di interesse storico sono soprattutto la villa Stefani, la villa Pintus, il rudere della chiesa di San Giovanni all’entrata del paese e lo spaccio aziendale.
Ripreso il percorso e risaliti sul piazzale, si prende lo stradello sterrato che scende dentro la pineta realizzata come copertura finale della discarica mineraria nei pressi della Laveria e si arriva poi con una ripida discesa (che si consiglia di fare smontando dalla bici) sul piano che ospita il percorso della vecchia ferrovia dismessa.
Seguendo il percorso della ferrovia e superando il ponticello sul Rio San Giorgio, si arriva alla stazione ferroviaria dismessa di Monteponi Scalo dove oltre agli imponenti edifici e impianti Minerari spiccano i resti degli edifici in stile Liberty, di servizio alla stazione passeggeri.
Nella seconda metà dell'Ottocento lo sviluppo dell'attività estrattiva (piombo e zinco) a Monteponi, portò la società proprietaria della miniera a dotarsi di una propria ferrovia privata a scartamento ridotto che fu inaugurata tra il 1871 e il 1876 al fine di portare i minerali estratti, al porto di Portovesme. Tale tratta non contemplava inizialmente il collegamento con la vicina stazione di Iglesias ed era esclusivamente adibita al trasporto del minerale.
Solo nell'ultimo decennio dell'Ottocento la Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde costruì la breve linea di collegamento a scartamento ordinario tra Iglesias e Monteponi e il 1º ottobre 1898 fu aperta la nuova stazione di Monteponi delle Ferrovie Reali al traffico di passeggeri e merci. L'entrata in servizio della ferrovia permise quindi di ottimizzare il sistema di trasporto della zona, in particolar modo per quanto riguarda l'inoltro dei minerali estratti a Monteponi verso il resto dell'isola, oltre alla creazione di un collegamento su rotaia per merci e persone. Nel 1920 la stazione, come l'intera rete delle Ferrovie Reali, passò sotto la gestione delle Ferrovie dello Stato. L'attività nella stazione si incrementò con il progetto di una rete ferroviaria pubblica a scartamento ridotto per il Sulcis-Iglesiente e il 3 aprile 1926 il Regio Decreto 668 stabilì la cessione della linea mineraria. Questo comportò la sostituzione totale dell'armamento, col passaggio dai binari a 1435 mm delle FS a quelli a 950 mm delle FMS, perdendo inoltre la caratteristica di scalo di testa avuta sino a quel momento.
Nel 1969 il parziale crollo di una galleria tra gli scali di Cabitza e Iglesias, portò alla sospensione dell'esercizio lungo il tronco di ferrovia tra la stazione di Monteponi e quella di Iglesias e il 1º settembre 1974 l’attività ferroviaria terminò in modo definitivo e la stazione FMS di Monteponi fu abbandonata.
Prendendo la sterrata in salita che si trova a destra, si arriva ad una sbarra che, qualora si trovasse chiusa, va aperta e richiusa dopo il passaggio, questo manufatto è in prossimità dell’incrocio con la strada che scende dalla SS 126, fatta per la Variante 3, vicino alla vecchia Centrale Elettrica.
Salendo ancora si raggiunge la parte asfaltata dove si ritrova il sottopasso della SS 130, punto di incontro con la Variante 4, superato il quale, si imbocca una sterrata che dopo 1,6 Km circa, nei pressi della Miniera di Campo Pisano, incontra una deviazione che si prende svoltando a sinistra e piegando verso Nord.
La sterrata che parte da questo incrocio risulta essere il prolungamento della Via Amelia Melis de Villa e percorrendola tutta si arriva alla periferia di Iglesias dove, girando a sinistra in Via Fratelli Cairoli, si raggiungono le mura che racchiudono la Caserma Trieste (scuola allievi carabinieri).
Proseguendo su Via Fratelli Cairoli si arriva ad incrociare Via Indipendenza, che si prende svoltando a destra e poi girando a sinistra, ci si immette in via XX Settembre, arrivando all’incrocio con Via Garibaldi in prossimità della Stazione dei Treni.
Poco dopo la stazione, girando a sinistra si entra in Via Antas di fronte allo Stadio Monteponi e infine girando a sinistra si percorre Via Val Verde per ritornare alla Piazza Quintino Sella dove finisce la Tappa 09 e con lei la Ciclovia del Cammino di Santa Barbara.