Cammino Minerario Di Santa Barbara

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Stage 05 - Variant passing through San Giovanni Suergiu

  • StartPiscinas
  • ArrivalSant'Antioco
  • Total Length60,3 km
  • Difficulty by CycleEasy
  • Climb up544 m

TAPPA 05 – DA PISCINAS A SANT’ANTIOCO

DATI TECNICI

Lunghezza Tappa: 57,2 km

Guadagno/Perdita in elevazione: + 505 m / - 535 m

Pendenza max: 9,2% / -12,1%

Pendio medio: +1,1% / -1,1%

Partenza PISCINAS h: 66 m (slm)

Arrivo SANT’ANTIOCO h: 39 m (slm)

Punto più Alto: (Abitato di Sant’Anna Arresi, Piazza Martiri) h: 94 m (slm)

Punto più Basso: (Argini Stagno di Porto Botte): h: 0 m (slm).

Lunghezza Tappa compresi i VAI e vieni 59,5 Km

 

VAI E VIENI BATTERIA CANDIANI

Lunghezza VAI e vieni: 2,35 Km

Punto inizio/fine (Via Candiani, incrocio via Pescatori Via Porto Pineddu e Via del Mare – Porto Pino): h: 15 m (slm).

Punto più alto (Fortini Batteria Candiani): h: 35 m (slm).

 

VARIANTE – PASSAGGIO IN CICLOVIA DA SAN GIOVANNI SUERGIU A SANT’ANTIOCO

Lunghezza Variante: 12,8 Km

Lunghezza Tappa con Variante: 59,5 Km

Guadagno/Perdita in elevazione: + 544 m / - 574 m

Pendenza max: 9,9% / -12,0%

Pendio medio: +1,2% / -1,1%

Innesto Variante (Presso rotonda Via degli Angeli Tratalias Vecchia) al Km 43 della Tappa

Uscita Variante (Faro Marina Militare Porto di Sant’Antioco) al Km 55,4 della Tappa con Variante Sa Marchesa.

Punto più alto (su tratto ciclabile Tratalias Vecchia – San Giovanni Suergiu) 23m (slm) (slm).

 

DESCRIZIONE TAPPA:

Dalla Posada dell’ex casello ferroviario di Piscinas si procede in direzione Ovest sulla strada che procede verso Giba.

Nei pressi del secondo incrocio si prende la sterrata in sinistra per procedere parallelamente alla SS 293 e arrivare alla periferia occidentale di Giba ed entrare in Via Principe di Piemonte (SS 293) per giungere al centro del paese.

Presso il Comune si gira a sinistra e, superata la Piazza, si prende Via Eleonora d’Arborea e, superato il campo sportivo, si esce dal centro abitato.

Subito dopo lo stadio si gira a sinistra e si procede sullo stradello che va al Parco di Is Muras dove al primo bivio si gira a sinistra per riconnettersi alla SS 125 ed entrare a Masainas.

Seguendo lo sviluppo della statale all’interno del paese, si attraversa tutto il centro abitato passando di fronte alla particolare chiesa di San Giovanni Battista che si trova sulla sinistra del percorso, arrivando poi alla fine dell’abitato.

Da qui, si gira sulla destra e si lascia la statale per percorrere una strada interpoderale che attraversa gli orti e le carciofaie della zona.

Fatti 1.65 Km circa si arriva ad un crocevia dove si svolta a sinistra per poi prendere in sinistra la strada interpoderale che ci fa arrivare fino alla piccola frazione di Panesiu poco a nord di Sant’Anna Arresi.

Imboccata via Piave in direzione Sud-Ovest, si entra nel paese in corrispondenza di Via Italia (SS 195) e si attraversa tutto l’abitato girando per Via Torino e arrivare al centro della piazza Martiri dove, affianco alla vecchia chiesa parrocchiale di Sant’Anna, troneggia l’imponente Nuraghe Arresi.

 

Il nuraghe Arresi risalente al XV-XIV secolo a.C. (Bronzo medio) fu costruito su un insediamento più antico abitato fin dal Neolitico Recente e nel primo Eneolitico (3200-2600 a.C.), a est e ovest della struttura sono presenti due fontane nuragiche. La principale peculiarità di questo Nuraghe sta nel fatto che sorge tra due chiese la ‘vecchia’ e nuova parrocchia dedicate alla santa patrona del paese.

Attorno al Nuraghe e alla chiesa vecchia è sorto il primo nucleo abitativo del paese.

Usciti dalla piazza e presa via Piercy si esce dal paese arrivando direttamente alla rotonda del cimitero dalla quale si imbocca la ciclabile che porta fino a Porto Pino.

Sul percorso ciclabile, superata la successiva rotonda, è possibile fermarsi per visitare il sito archeologico del Villaggio Nuragico di Coi Casu.

Risalente all’Età del Bronzo in pieno sviluppo della Civiltà Nuragica (circa 1600-600 a.C.) questo Villaggio si sviluppa nell’intorno di un nuraghe complesso. Il nucleo più importante dell’antico abitato sorge attorno ad una depressione circolare che probabilmente fungeva da piccolo bacino di raccolta dell’acqua piovana.

Agli inizi dell’età del Ferro (XI-X secolo a.C.) il villaggio fu abbandonato e solo dopo alcuni secoli l’insediamento riprese a vivere a partire dall’età tardo-punica (III-II secolo a.C.) sino a quella bizantina (VIVII secolo d.C.).

Entrati a porto Pino dopo aver attraversato l’istmo tra gli stagni salmastri di Maestrale a nord e De Brebeis a Sud, si arriva presso il porto canale e alla vasta area parcheggio da dove, volendo, è possibile vedere la bella spiaggia.

Ripreso il percorso, si arriva nei pressi della pineta che dà il nome al paese e, procedendo sulla sterrata via Candiani, si può percorrere il vai e vieni che ci permette di visitare i resti della batteria di difesa della seconda guerra mondiale di Candiani, realizzata a guardia del golfo di Palmas.

Entrata in servizio nel corpo della Regia Marina il 4 giugno 1935, la batteria antinave  "Ammiraglio Camillo Candiani" nasce in vista di un conflitto su vasta scala al fine di impedire possibili sbarchi e a protezione del porto di S.Antioco, da cui veniva imbarcato il carbone del Sulcis e i minerali e metalli estratti dalle miniere dell’iglesiente.

Con la la batteria gemella "Antonio Sogliuzzo" impostata su Capo Sperone (sul lato diametralmente opposto) costituiva la linea di difesa che sbarrava l’accesso al golfo di Palmas. Era armata da 4 grossi cannoni navali (adatti anche al tiro contraerei) da 2 mitragliere e da una Breda per la difesa dell'installazione stessa. Il personale era composto da un centinaio di marinai comandati da 3 ufficiali.

Nei pressi del sito dove sono stati restaurati gli edifici delle caserme a servizio della batteria, oltre ad un bar immerso nella pineta dove si può trovare ristoro prima di ripartire, qui si trova anche la Posada della Fondazione CMSB (non ancora attiva).

Ripreso il percorso e usciti dalla pineta, si imbocca la strada sterrata indicata come via delle vigne in direzione nord che prosegue avendo sulla destra lo stagno di Maestrale e sulla sinistra i vigneti della zona.

Arrivati alla parte più settentrionale del lago e presa la prosecuzione di via delle vigne che attraversa parzialmente la laguna, si arriva alla strada sterrata che costeggia il canale salmastro che alimenta lo stagno di Maestrale e si segue questa strada per tutto il suo sviluppo, fino ad arrivare all’altezza di Nuraghe Sarri (in proprietà privata) dove si gira a sinistra e subito dopo a destra prendendo la sterrata che costeggia lo stagno Baiocca.

Al margine settentrionale dello stagno si trova un bivio e prendendo la destra si supera il ponticello sul canale di alimentazione dello stagno di Maestrale e si percorre il l’istmo settentrionale dello stagno Baiocca per arrivare nei pressi della frazione di Is Solinas.

Procedendo sempre in direzione nord si arriva al ponticello che ci porta all’altro lato del canale che alimenta lo stagno di Porto Botte e, girando subito dopo a sinistra, si fiancheggia lo stesso canale che, percorso nel suo argine di sinistra idraulica, ci permette di arrivare sulla sterrata che costeggia la spiaggia di Porto Botte.

Proseguendo verso nord sulla sterrata, si arriva alla fine dell’arenile dove un ponte carrabile che troviamo sulla destra, ci permette di superare il canale e ci immette nella strada in leggera salita, che ci porta fino al nuraghe di Villarios (in proprietà privata) e subito dopo incrocia la SS 195.

Svoltando a destra si prende la Statale per poco più di 200 m e dopo si svolta a sinistra per prendere la sterrata che, svoltando subito a destra, ci porta nella zona rurale a ovest di Giba.

La sterrata prosegue con asse nord-est e va ad incrociare la SP 74, dopo l’attraversamento si prosegue nella stessa direzione per altri 1,7 Km fino ad incrociare il vecchio tracciato della ferrovia dismessa che si prende svoltando a sinistra.

Il percorso della vecchia ferrovia, facilmente individuabile per la presenza dei ruderi dei vecchi caselli e per piccoli passaggi in trincea, ci porta, dopo aver superato il nuraghe Meurras, presso la diga del Rio Palmas che forma il lago di Monte Pranu.

Da qui inizia la pista ciclabile di Tratalias che si percorre fino ad incrociare via sobborghi dove girando a sinistra e poi prendendo via degli Angeli si arriva al suggestivo borgo antico di Tratalias Vecchia dove, presso la pregevole piazzetta centrale, si trova la chiesa romanica di Santa Maria di Monserrato che, eretta tra il 1213’ e il 1282’, fu cattedrale e sede della diocesi di Iglesias fino al 1503’.

Proseguendo su via degli Angeli, che taglia il piccolo borgo antico, si arriva alla rotonda poco fuori e qui prendendo la SP 74 in direzione sud si prosegue la tappa oppure girando in destra alla prima svolta della rotonda e proseguendo a nord si percorre la Variante proposta per questa tappa.

 

VARIANTE – PASSAGGIO IN CICLOVIA DA SAN GIOVANNI SUERGIU A SANT’ANTIOCO

Presa la prima svolta a destra della rotonda che volge verso settentrione, dopo una breve sterrata ci si ricongiunge alla ciclabile e svoltando a sinistra si prosegue su questa alla volta di San Giovanni Suergiu.

La pista ciclabile che segue il vecchio tracciato ferroviario si interrompe poco prima di entrare presso l’abitato di San Giovanni Suergiu, tuttavia, cambiando il percorso e prendendo la sterrata parallela si arriva dopo poco alla pista ciclabile che connette Carbonia con Sant’Antioco e girando a sinistra su tale percorso si procede verso sud alla volta di Sant’Antioco lasciando la periferia meridionale dell’abitato di San Giovanni.

Questo comodo percorso dopo circa 8 km ci porta presso il ponte della SS 126 che attraversa il piccolo braccio di mare che separa l’isola di Sant’Antioco dalla Sardegna.

Lungo il percorso dopo circa 5,4 km è possibile notare sulla sinistra i due Menhir di Su Para e Sa Mongia e all’altezza del Faro della Marina Militare si ritrova il percorso della tappa e ci si ricongiunge ad esso.

 

Alla rotonda di Via degli Angeli, volendo restare sulla tappa, si procede prendendo per pochi metri la SP 74 e immettendosi subito dopo nella strada interpoderale che prosegue verso sud-est per raggiungere il ponticello sul Rio Palmas.

Dopo il ponticello si prosegue su sterrata per circa 950 m (slm) fino ad arrivare ad un crocevia e qui prendendo la sterrata sulla sinistra si entra nella strada interpoderale Palmas Vecchia che ci porta nei pressi del vecchio centro di Palmas e vicino alla chiesetta romanica di Santa Maria di Palmas.

Tra le costruzioni della prima fase dell’architettura romanica in Sardegna ascrivibile al primo ventennio del XII secolo, la chiesetta sorge al centro del vecchio villaggio di Palma, prima che tutto il borgo venisse trasferito. I documenti storici citano questa struttura per la prima volta nel 1066 dove con atto di donazione la struttura veniva ceduta a Montecassino da Orzocco-Torcotorio I de Lacon-Gunale, giudice di Cagliari.

Realizzata in cantoni calcarei e trachitici di media pezzatura, ha una sola navata con abside orientata a Nord-Est, la facciata è a capanna mentre la parte terminale è caratterizzata da un campanile a vela.

Proseguendo sulla sterrata si incontra dopo poco la SS 195 e girando a sinistra sulla statale si supera il ponte sul rio Palmas per poi girare subito dopo a sinistra e immettersi su una sterrata che passando su strade campestri ci porta dopo poco ad incontrare la strada asfaltata che porta all’ingresso delle Saline.

Fatto il lungo viale che ci porta all’ingresso delle Saline e superato il cancello e il ponticello si segue il percorso concordato che si snoda tra gli argini delle vasche salanti.

Lungo questo percorso è severamente vietato uscire dal percorso segnalato dato che il sito delle saline è di fatto un cantiere in produzione e il movimento di mezzi d’opera non deve essere intralciato dalla presenza di ciclisti e di pellegrini.

Usciti dal comprensorio delle Saline ci si ritrova presso il Faro della marina Militare dove come abbiamo già detto la tappa ritrova il percorso della variante proseguendo prima sulla banchina del porto e poi sulla rampa che ci permette di prendere la SS 126 in prossimità del Ponte che connette Sant’Antioco alla Sardegna.

Nella zona della rampa di connessione alla SS 126 fa bella mostra di sé il ponte costruito in epoca romana che fungeva da connessione tra le due isole.

Entrati a Sant’Antioco la tappa prosegue tra le vie del paese seguendo lo sviluppo in urbano dell’asse della SS 126, percorrendo quindi Via Nazionale e dopo Via Roma arrivando in Piazza Umberto.

Da qui la tappa segue lo sviluppo di Via Azuni, sulla sinistra della piazza fino ad arrivare alla Basilica di Sant'Antioco Martire (visitabile previo controllo degli orari di apertura) con le sue catacombe paleocristiane dove, dopo aver visitato anche il museo del Bisso che sorge nei pressi della basilica, finisce la tappa.

Le Catacombe della necropoli di Sant’Antioco è una delle testimonianze più antiche del cristianesimo in Sardegna. Il sito funerario fu ricavato mettendo in comunicazione camere funerarie puniche del V secolo a.C., affinché i primi membri della neo comunità cristiana potessero essere sepolti il più vicino possibile alla tomba del Santo.

Alla catacomba si accede dalla chiesa e si compone di un primo ambiente con abside la cui volta è sorretta da sei colonne dove al centro si trova un sarcofago ove sarebbero state custodite le spoglie del martire.

Il Bisso Marino, noto anche come seta del mare è una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti secreti da una specie di molluschi bivalvi marini (Pinna nobilis) endemica del Mediterraneo e volgarmente nota come nacchera o penna.

La lavorazione di questo materiale è una tecnica antica attualmente portata avanti dalla maestra Chiara Vigo, l’unica donna al mondo in grado ancora di lavorare e tessere secondo la tradizione millenaria importata in Sardegna dai Fenici.

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